La coda lunga

Qualche anno fa, ad un seminario, sentii tutti parlare della “coda lunga”. Sembrava tutti sapessero tutto sulla coda lunga, ma io non ne sapevo niente. Far finta di niente ed aprire Google è un’ottima soluzione. 😉

La vera conoscenza della “coda lunga” è avvenuta però poco dopo leggendo un libro dell’inventore di questo concetto, cioè leggendo “La coda lunga” di Chris Anderson, direttore di Wired US.

Spiego in poche parole, a chi si trovasse nella condizione in cui ero io a quel seminario, di che cosa si tratta.

Secondo la legge di Pareto, l’80% dei risultati è conseguito impiegando il 20% delle risorse. Quindi in un’azienda che produca 10 prodotti, ve ne saranno 2 di punta che fanno l’80% del fatturato e 8 marginali che arrotondano le cifre. I ricavi di un negozio con 100 articoli sarà quasi tutto generato da 20 prodotti. E così via.

E quell’altro 80% da cui deriva “il resto” del fatturato? In un grafico cartesiano, disegna una lunga, lunga coda.

La parte rossa sono “i 20 articoli”, la parte gialla sono tutti gli altri.

Chris Andersen dimostrò, raccontando ad esempio di Amazon, che grazie ad Internet il mercato invisibile diventa visibile, cioè la coda lunga emerge. Dato che con Internet si abbassano (o eliminano) moltissimi costi, primi fra tutti quelli legati alla fisicità del punto vendita, agli spazi, ad alcuni aspetti della distribuzione, è possibile estendere il proprio parco di offerta tendenzialmente all’infinito.

Non è più necessario tenere in catalogo quei pochi prodotti che fanno 80% di fatturato; si possono tenere tutti i prodotti che si vogliono (tipicamente quelli digitali, ma non solo) perché non costa né più né meno.

Così il mercato, da mercato di sole “hit parate” (i pezzi forti del catalogo) diventa un mercato di nicchie perché, su larga scala (scala mondiale) le nicchie restano tali in valore relativo, ma raggiungono grandi numeri in valore assoluto.

Ad esempio, prendiamo la musica. La pop piace a molte più persone che la jazz. In un negozio di città ci saranno molti album pop (quelli più recenti), un paio di album jazz.

Ma su Itunes? Gli album jazz trovano spazio e trovano acquirenti, radunano attorno a sé la grande nicchia dei loro estimatori; così magari avremo situazioni in cui un album di uno (a noi) sconosciuto quartetto jazz raggiunge cifre altissime. Nello stesso spazio avremo anche tutta la collezione di album del mostro musicista preferito, non solo gli ultimi due.

Un altro esempio: vorrei comprare un certo libro di 15 anni fa su… su… diciamo sui kiwi (gli animali).

Chiamo la libreria fisica più specializzata della regione e mi dicono che non ce l’hanno, di contattare l’editore. Chiamo l’editore e lì mi dicono che hanno esaurito le copie. Accedo a Internet e, stiamo certi, da qualche parte qualcuno avrà una copia: se non Amazon o simili, qualcuno forse la venderà su e-bay.

Ed è anche più che probabile che, grazie alle folksonomies, mi vengano suggeriti altri libri sui kiwi e magari anche sui canguri, i koala, le piante australiane e la Nuova Zelanda.

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